Tabacco, in fumo la volontà popolare

Ad andare in fumo per ora è la volontà espressa dal popolo. Le pressioni dell’industria del tabacco sembrerebbero aver temporaneamente incenerito l’esito del voto di febbraio 2022.

Per ora tirano un sospiro di sollievo – o forse di nicotina – i sostenitori del ramificato settore che commercializza sigarette e dispositivi elettronici come le puff. Questi ultimi sono indirizzati proprio ai più giovani. Ed erano in particolare i più giovani e i minorenni che il 56,7% degli elettori in Svizzera vuole tutelare bloccando “ogni forma di pubblicità per prodotti del tabacco che raggiunge fanciulli e adolescenti.

Conflitti di interessi in aula?
Quali sono i rapporti tra l’attuale Parlamento di Berna e l’industria – ed eventualmente anche le lobby - del
tabacco? Diversi.
A partire dall’esponente zurighese UDC che si è espresso in aula contro il testo già approvato dal Consiglio degli Stati dopo il messaggio del Governo per l’attuazione dell’iniziativa. Gregor Rutz è il presidente di Swiss Tobacco, associazione di categoria delle aziende che commerciano prodotti del tabacco in Svizzera (lo stesso Rutz alle ultime elezioni ha ricevuto una quota insieme ad altri candidati UDC al Nazionale di 73’000 franchi totali, versati in campagna elettorale dall’associazione dei proprietari di case HEV del Canton Zurigo, da cui - secondo il sito parliament.ch - riceve uno stipendio come vicepresidente). Ma restiamo sul tabacco.

“Le bionde” entrano sotto la cupola
L’industria del tabacco - durante la campagna elettorale - ha versato direttamente denaro a due partiti che ieri si sono opposti all’iniziativa approvata dal popolo. Lo documenta l’apposito sito del Controllo Federale delle Finanze (https://politikfinanzierung.efk.admin.ch). Due “liberalità monetarie” - così definite - da 35’000 franchi ciascuna. Il primo finanziamento elettorale - così definibile - ”è stato pagato il 28.06.2023, destinato ai candidati UDC al Consiglio nazionale in tutta la Svizzera. A inizio agosto dell’anno scorso, hanno ricevuto un identico importo i candidati del PLR. E ieri i deputati di questi due partiti si sono dichiarati contrari al testo già approvato agli Stati (insieme a quelli dell’area rossoverde, per motivi opposti). Ora toccherà alla Camera Alta occuparsi di nuovo del messaggio del Governo.

Ma non è solo il denaro delle lobby a entrare a Palazzo. Pure i suoi rappresentanti. Come Martin Kuonen, segretario generale di Swiss Cigarette, l’associazione delle tre aziende del tabacco che operano in Svizzera (oltre a Philip Morris, hanno sede qui altri colossi come British American Tobacco e Japan Tobacco International). Stando al sito del Parlamento - come già ha riferito anche su “naufraghi.ch” - Kuonen è stato accreditato presso Palazzo federale dal consigliere nazionale PLR vallesano Philippe Nantermod, membro delle Commissioni della sicurezza sociale e della sanità. E anch’egli beneficiario - insieme ai suoi colleghi - del finanziamento complessivo di 35’000 franchi versati da Philip Morris al suo partito in occasione delle ultime legislative.

Svizzera penultima in classifica
Se il “Tobacco industry interference index” fosse una sigaretta, la Svizzera sarebbe il mozzicone terminale. Al
penultimo posto su 90 paesi, appena prima della Repubblica Dominicana. Maglia nera in Europa. Questa la posizione di Berna nel 2023 nell’indice globale che misura le ingerenze dell’industria del tabacco nella politica. Uno studio condotto a livello internazionale inchioda i rappresentanti elvetici per la loro accondiscendenza
nella lotta contro il fumo. La Svizzera – si legge nello studio – “risulta particolarmente esposta alle manipolazioni dell’industria del tabacco e della nicotina”.

Lassismo e mancanza d’azione: la Svizzera è uno dei pochi paesi al mondo a non aver ancora ratificato la
Convenzione dell’Organizzazione mondiale della Salute sul controllo del tabacco. Già in precedenza, il Consiglio degli Stati aveva stralciato un articolo con l’obbligo per le multinazionali dell’industria del settore di segnalare all’Ufficio federale della Sanità le spese per pubblicità, sponsorizzazioni e promozione delle vendite. Uno standard necessario per adottare finalmente la Convenzione OMS, obiettivo dichiarato del Governo che la firmò nel 2004. Da vent’anni Berna attende. Da vent’anni – tra Ginevra e Losanna – i giganti del tabacco sperano che l’attesa si prolunghi.